Meroni, dai roller ai cingoli

Dal 2014 è capocantiere ma non rinuncia alla sua grande passione: il movimento terra. “Appena posso - racconta Meroni -. Salgo sull’escavatore”. Anche questo per lui è fare squadra. “Mi piace fare il capo operativo - spiega -; cerco di creare innanzitutto un buon clima e di dare l’esempio anche nel fare”.
Il suo battesimo di fuoco è stato nel 2016-17, quando dopo un paio d’anni di “cantierini”, si è trovato a dover coordinare una trentina di operai per il cantiere di spurgo della diga del Luzzone. Poi c’è stato l’intervento per il collettore alle Officine FFS di Castione.
“Sono più impegnativi ma sono i cantieri che mi piacciono”, lo dice con gli occhi che brillano, mentre osserva le ruspe in azione sulle rive della Moesa per le opere di rinaturazione tra San Vittore e Lumino.
“Spesso operiamo con aziende in consorzio, per cui creare delle buone relazioni tra chi lavora sullo stesso progetto è fondamentale”.



A giocare con la squadra e per la squadra, ma anche a guidarla, Meroni l’ha imparato sui roller. “Ho iniziato a giocare a hockey per il Roller Club Biasca alle elementari, poi sono arrivato sino in Nazionale. Ho fatto Europei e Mondiali, ma ho dovuto fermarmi a 21 anni per riuscire a conciliare scuola e lavoro”. Un amore, assieme a quello per i colori dell’Ambrì, che non ha perso: “Ora che ho finito di ristrutturare casa, ho di nuovo il tempo per tornare a giocare”.
Per vederlo fermo, l’unica soluzione è metterlo su un aereo. “La mia “morosa” sa che il solo modo di vedermi non fare niente è portarmi su un’isola in mezzo all’oceano”, dice sorridendo mentre ricorda l’ultimo viaggio a Capo Verde. Perché sa che, dai roller dell’hockey ai cingoli delle ruspe, il suo modo di vivere è sempre in movimento.